Ormai è risaputo che l’illuminazione LED offre indiscutibili vantaggi rispetto ai tradizionali sistemi di illuminazione. Per questo sempre più aziende, sia pubbliche che private, hanno scelto di sostituire sostituire gli apparecchi illuminanti basati su tecnologia standard con apparecchi a LED.
Cosa comporta però, per un’azienda, prendere questa strada? A chi affidarsi? Quali step portano da un vecchio ad un nuovo sistema di illuminazione? Ne parliamo oggi, approfondendo il primo step: la fase di valutazione.
Perché è necessaria una valutazione tecnica? La risposta è che non è sufficiente sostituire le vecchie apparecchiature con le nuove a LED. Se questo infatti, entro certi limiti, può essere passabile negli ambienti domestici, non lo è altrettanto in quelli di lavoro. La luce LED si comporta in maniera totalmente differente rispetto a quella tradizionale e non risponde quindi alle stesse logiche. Provvedere alla semplice sostituzione degli apparecchi può causare disagi ai lavoratori che, ricordiamo, sono tutelati dalla legge.
Il riferimento legislativo sull’illuminazione degli ambienti lavorativi è la UNI EN 12464-1 “Illuminazione dei luoghi di lavoro interni”. Sostituendo la precedente normativa, lacunosa in merito a tutti gli scenari che apre un impianto LED, la UNI EN 12464-1 dà risposta a tutte le problematiche che erano emerse con l’evoluzione tecnologica. Al di là degli aspetti tecnici, la presenza di una normativa fa comunque capire che le aziende non possono scegliere impianti che non rispettino la salute del lavoratore.
Per tutti questi motivi, riteniamo importante consigliarvi di rivolgervi ad un esperto specializzato in luce LED. Quali sono gli aspetti che questo esperto deve valutare per consigliarvi al meglio?
Detta anche censimento del sistema illuminotecnico, la fase di valutazione dell’impianto esistente è importante per individuare la tecnologia usata dall’azienda, le ore di utilizzo dei diversi apparecchi, la loro modalità di gestione e altri aspetti rilevanti.
Con “modalità di gestione” ci riferiamo ai comportamenti di chi utilizza i corpi illuminanti (ad esempio se rimangono accese durante il giorno anche se non necessario o se non vengono spente anche se non vi è presenza di operatori).
Dopo questa prima fase, l’esperto individua gli spazi e le opportunità di miglioramento e, soprattutto, individua le migliori soluzioni che permettano di minimizzare gli interventi all’impianto elettrico. L’esperto deve infatti cercare di limitare le modifiche all’impianto elettrico e i conseguenti costi.
La normativa, ma anche la logica, prevedono che i tipi di illuminazione debbano essere diversi in base alla destinazione d’uso dell’edificio e delle sue parti. Magazzini, aree produttive, aule scolastiche e uffici devono essere tutti trattati in maniera diversa in quanto sono caratterizzati da attività lavorative diverse e di conseguenza rispondono a requisiti normativi diversi.
Cosa cambia? Innanzitutto, cambiano i livelli di illuminamento medio e di uniformità da garantire.
Anche l’ambiente naturale va esaminato in fase di prime valutazioni. La presenza o meno di luce naturale, l’esposizione, l’intensità e la quantità di luce solare che illumina l’edificio da analizzare, il tipo di lavorazioni eseguite e i colori delle pareti e dei macchinari porta ad optare per soluzioni LED diverse.
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